giovedì 16 dicembre 2010

IL GIAPPONE - 2° parte

a cura di Ist. Benini Barbara

Ordinamento politico

In base alla costituzione del 1947, capo dello stato è l’imperatore. Il potere esecutivo spetta al gabinetto dei ministri, presieduto da un primo ministro, responsabile verso il parlamento. Il primo ministro, nominato dall’imperatore su designazione del parlamento, nomina gli altri ministri. Il potere legislativo spetta ad una Dieta bicamerale formata da una Camera dei rappresentanti di 512 membri (eletti a suffragio universale per quattro anni) e da una Camera dei consiglieri di 252 membri (eletti a suffragio universale per sei anni) rinnovata della metà ogni tre anni.


Etnografia


I costumi europei si sono ormai diffusi ovunque e in tutti i ceti hanno dato origine ad un generalizzato ibridismo nippo-europeo. Molti Giapponesi, per le esigenze della loro professione, vivono durante il giorno una vita tipicamente europea, ma tornando la sera in famiglia svestono l’abito occidentale e indossano quello indigeno, il kimono, indossato tutt’oggi sia dagli uomini che dalle donne. E’ abitudine diffusa, infatti, tornati a casa dal lavoro, togliersi gli abiti occidentali e mettersi comodi in leggeri kimono di cotone. Alle occasioni speciali e alle feste religiose sono invece riservati i kimono più tradizionali, che possono durare diverse generazioni. Quelli femminili, realizzati in preziosi tessuti, sono spesso tinteggiati, dipinti e ricamati a mano secondo complesse tecniche. Completano questo abbigliamento tradizionale i tabi, calzature che separano l’alluce dalle restanti dita e i geta, zoccoli in legno infradito, molto pratici da infilare ogni volta che si entra e si esce di casa.
L’alimentazione è basata sul riso, sostituito alla mensa del povero dall’orzo o da altri cereali di minor prezzo; vengono poi i legumi, il pesce, le uova; la carne, sotto l’influenza del buddismo, e per deficienza dei pascoli, è poco diffusa. Lo shoyu, salsa nazionale preparata con la soia, entra quasi in ogni cibo. Le bevande principali sono il sakè, acquavite ottenuta per fermentazione del riso bevuta calda prima dei pasti, la birra, il tè verde sorbito senza latte né zucchero legato ad una particolare tradizione quale la cerimonia del tè. Considerando l’attuale diffusione di ristoranti e l’abbondanza di cucine locali e tradizionali, è difficile credere che per secoli la dieta tipica del giapponese sia consistita in un po’ di riso, zuppa di miso e sottaceti. Un tempo, tuttavia, le risorse erano limitate e l’austerità era la norma; questo ha insegnato ai giapponesi a sfruttare al massimo i cibi di stagione, servendoli in modo che anche una piccola quantità fosse appetitosa. Oggi Tokyo, Osaka e Kyoto sono centri culinari rinomati ma ogni città è fiera delle proprie specialità. In questa sede, mi limito a citare il riso, il sushi e il sashimi.


I giapponesi non sentono di aver veramente mangiato se non hanno consumato il riso. Se il pasto prevede molti piatti, questo viene servito sempre in una ciotola separata e se si bevono bevande alcoliche viene mangiato a fine pasto con miso e sottaceti.

Lo Sushi consiste in riso leggermente addolcito e condito con aceto, accompagnato da fettine di filetto di pesce rigorosamente crudo.
Il Sashimi consiste principalmente in pesce o molluschi freschissimi, tagliati in fettine sottilissime e servite solo con una salsa in cui intingerli.
Le pietanze giapponesi sono generalmente poco cotte dal momento che la cottura ideale è quella che aiuta a sprigionare il sapore naturale degli ingredienti.
Il modo di sedersi a tavola, il modo di mangiare, le stoviglie utilizzate sono molto diverse da quelli dei paesi occidentali. Si mangia su tavoli bassi, sedendo su cuscini posti su una piattaforma in legno, coperta di stuoie ( tatami), rigorosamente dopo essersi tolti le scarpe. Quasi sempre i commensali mangiano in posizione di seiza ( sulle ginocchia con le natiche appoggiate sui talloni ). 

In alcuni ristoranti, però, pensando anche ai clienti occidentali, si trovano tavoli che presentano un incavo sotto al tavolo il che permette di allungare le gambe. In alternativa si possono usare sede con schienali, ma senza gambe.

Durante i pasti vengono usati rigorosamente gli hashi, corte bacchette di legno con estremità appuntita che, manovrate con la mano destra, sono usate per portare il cibo alla bocca. Il bastoncino inferiore deve poggiare sulla curvatura del pollice e sul dito medio, mentre il pollice e l’indice controllano il movimento del bastoncino superiore.


Religione

La religione nazionale e tradizionale del Giappone, lo shintoismo, prende nome dall’espressione sino-giapponese shinto (‘via degli dei’, dal cin. shen ‘dei’ e tao ‘via’; l’espressione propriamente giapponese dello stesso concetto è kami-no-michi, ove kami indica gli ‘dei’, sorta ed entrata nell’uso per tenere distinta la religione originaria, con la sua caratteristica di religione politeistica, dal buddismo, introdotto in Giappone nel VI secolo d. C nel più vasto quadro della diffusione della civiltà cinese nelle isole giapponesi; contemporaneamente e parallelamente alla nascita di questa espressione, fu coniata quella di batsu-do (la ‘via del Budda’), per indicare la religione nuova che, al momento del suo apparire, obbligava quella indigena a prendere coscienza di sé stessa e a darsi una definizione caratterizzante. La storia della religione giapponese si articola nei rapporti tra lo shintoismo e il buddismo. Questo, giunto in Giappone non già nella forma originaria, ma in quella che aveva acquisito in Cina, fu in un primo momento accolto soltanto da ristrette minoranze delle classi più elevate, senza intaccare sostanzialmente e radicalmente l’aderenza popolare alla religione tradizionale. Solo a partire dal VII secolo, e specialmente nei due successivi, la sua penetrazione nel paese cominciò a prendere consistenza, ma a condizione di una profonda shintoizzazione.

Il confucianesimo, apparso nel V secolo, contribuì molto, insieme col buddismo, all’elevazione del Giappone primitivo. Il cristianesimo fu introdotto da san Francesco Saverio e dai suoi confratelli nel 1549.
Oggi il buddismo è la religione predominante e convive con lo shintoismo, culto praticato dalla grande maggioranza della popolazione, poiché non considerato religioso in senso stretto: per la sua stessa natura, consistendo in un insieme di riti e credenze, la devozione allo shintoismo non esclude, infatti, l’appartenenza ad altre religioni.

In Giappone si trovano, poi, tantissimi templi di meditazione zazen, pietra angolare del buddismo zen: liberare la mente dai pensieri è la via per l’illuminazione. Nella meditazione seduta zazen, che può durare ininterrottamente per ore, si usa anche richiamare all’attenzione coloro che sembrano perdere la concentrazione attraverso l’uso del Kyosaku (bastone del risveglio).